
La prima volta che ho sentito parlare di questa pratica, ammetto, sono rimasta perplessa.
Mi è subito risuonato come una sorta di costrutto religioso, e io nutro un certo scetticismo per tutte le filosofie che invitano a credere in qualcosa senza porsi domande. Ancor più se prevedono dogmi di accettazione incondizionata.
Avevo letto qualcosa a proposito del giapponese Shikata ga nai, una sorta di “non c’è niente da fare“, mantra sull’accettazione diffusosi a seguito dello tsunami del 2011, emblema della capacità di un popolo – quello giapponese – di accogliere una tragedia di tali dimensioni nella sua ineluttabilità: la manifestazione inevitabile della vulnerabilità umana.
Tutto molto suggestivo, pensavo. È affascinante rilevare quanto lo spirito (altrui) possa elevarsi a volte. Ma cosa c’entra con me? Io non saprò mai sposare lo Shikata ga nai. Ho opinioni troppo radicate, valori troppo solidi il cui mancato rispetto mi fa completamente perdere le staffe. Queste teorie motivazionali un po’ naïve proprio non fanno per me.
Poi sono approdata al mio primo Master in Coaching, e durante uno dei moduli iniziali la mia mentor ha parlato Benvenuto. Lei, una donna così capace di avere reale impatto sulla vita degli altri aiutandoli a evolvere nella direzione che desiderano, e che emana tutte le vibrazioni di chi ha lavorato infinitamente su di sé, verso la quale nutrivo già allora una grande stima…lei ci ha spiegato come il benvenuto fosse la chiave d’accesso alla capacità di evolvere come esseri umani, e volare come coach. Non potevo non prestarle tutta l’attenzione possibile.
Tutto parte dall’assunto che la qualità dei nostri pensieri determini il nostro modo di comportarci, e dunque la qualità della nostra vita e delle nostre relazioni. Non sempre siamo in controllo dei nostri pensieri, anzi spesso agiamo senza neppure renderci conto di mettere in scena degli schemi che sono automatici. Questo in qualche maniera ci rende schiavi di noi stessi, e vittime inconsapevoli di boicottaggi che a volte agiamo contro i nostri stessi obiettivi. Esplorare questi schemi, questi pensieri, ci rende più capaci di guidare la nostra vita, e crearne di nuovi più funzionali, ci rende molto più capaci di agire nella direzione che desideriamo.
Uno degli schemi più potenti che possiamo consapevolmente costruire é proprio quello del Benvenuto.
Ma Benvenuto a cosa?
Benvenuta alla realtà, per ciò che é. Tanto a quella interna (benvenuto a me, ai miei pensieri -tutti-, alle mie emozioni -tutte-, alle mie resistenze, ai miei si ed ai miei no), ed esterna (benvenute alle persone che incontro, così come sono, alle relazioni che ho, alle cose che mi accadono nella vita…).
Dare il Benvenuto non significa subire la realtà, accettandola incondizionatamente senza dire di no. Anzi, tutto il contrario! Significa riconoscere che la realtà sia ciò che è, ma anche che i propri no siano assolutamente leciti.
Il Benvenuto senza nessun dubbio è uno schema di pensiero ed azione che ci semplifica la vita, e libera un sacco di spazio e risorse che abitualmente, e spesso inconsapevolmente, consumiamo:
– per opporci a cose che non possiamo cambiare
oppure
– per combattere senza tregua la sensazione di essere bloccati in una situazione, continuando ad agire però sempre nello stesso modo, ed aspettandoci (curioso, no?) reazioni differenti.
Il benvenuto ci aiuta a distinguere ciò di cui possiamo essere in controllo, a guidare i nostri comportamenti, e a porci serenamente verso ciò che invece non é da noi direttamente modificabile.
Imparare a dare il benvenuto ha anche un effetto diretto sugli altri: modificando le nostre reazioni automatiche, il mondo reagisce a noi in modo diverso. Sempre. Così come il mondo ha appreso a reagire a noi per come ci siamo posti fin qui, apprenderà una nuova modalità grazie al nostro porci in maniera differente.
E come si impara a dare il benvenuto?

Esercitandosi, come in tutte le cose nuove della vita. Fare degli esercizi di benvenuto (personalmente è la prima cosa che esercito al mattino, appena sveglia), e tenere traccia di ciò che accade, tanto dentro di noi quanto nelle reazioni delle persone, è la chiave per farlo diventare un meccanismo automatico. È semplice ma va appreso, con l’esercizio. È un po’ come imparare a guidare: ognuno di noi le prime volte ha dovuto prestare la massima attenzione per riuscire ad inserire la marcia al momento giusto, immettersi in una strada, svoltare, ripartire senza far spegnere la macchina o evitare di chiudere eccessivamente lo sterzo della moto facendola inesorabilmente cadere. Poi, con la pratica, tutto è gradualmente diventato più semplice, semplicemente facendo, ripetendo le stesse azioni…ed oggi magari siamo in grado di guidare conversando amabilmente con le persone nell’abitacolo o prestando attenzione alle indicazioni del navigatore e al paesaggio.
Lo stesso vale per apprendere nuovi schemi di pensiero, e quindi di comportamento. Basta agirli, riconoscere i benefici, e poi replicarli, ancora e ancora. L’importante è identificare prima quali siano gli schemi giusti oggi per noi, quelli che desideriamo applicare perché ci portano a realizzare l’obiettivo che vogliamo perseguire.
Il Benvenuto é indubbiamente uno schema che vale la pena apprendere, qualsiasi sia il livello di benessere nella nostra vita. Alla peggio, reagiremo più serenamente alle sfide che ci troveremo ad affrontare.
Tutto è nelle nostre mani. La decisione di agire sulla nostra vita dipende solo da noi.